La Comunità di Capodarco
La “Villa” di Capodarco, frazione di Fermo, è la sede storica dove nel 1966 ebbe inizio un movimento che oggi conta 14 sedi in Italia (altre comunità all’estero e diverse comunità associate nazionali). Quando, nel 1988, fu definitivamente scelto il nome di Comunità di Capodarco (in luogo dell’originario “Centro comunitario Gesù Risorto”), fu deciso che ognuna delle comunità esistenti in Italia assumesse anche il nome della sede propria dove la comunità sorgeva. Per questo motivo oggi qui si sovrappongono due sedi: quella della comunità nazionale (Comunità di Capodarco) e quella specifica delle Marche (Comunità di Capodarco di Fermo).
Volendo descrivere la Comunità di Capodarco si può ricorrere all’immagine dell’arcipelago: molte comunità e servizi, sparsi nel territorio, anche se a distanza ravvicinata. L’ambito delle azioni comunitarie si mantiene all’interno di due grandi capitoli: la disabilità (sia fisica che mentale); il mondo dei minori, ivi comprese le famiglie composte da figli minori con le proprie madri. Alcune comunità si misurano con i problemi della dipendenza patologica, della malattia psichiatrica.
Visione e scopi
Alla base del progetto della Comunità di Capodarco c’è un processo di liberazione individuale e collettivo di coloro che non sono tutelati. La Comunità sceglie di stare dalla parte di chi non ha diritti ed agisce perché i non tutelati e i non garantiti si formino una coscienza dei loro diritti e doveri per diventare i soggetti della propria liberazione e riscatto.
Questo processo si basa su alcuni principi di fondo:
Attività
Cultura e sensibilizzazione
In ogni sua attività la Comunità di Capodarco ha sempre posto attenzione anche da come le notizie sociali sono diffuse. Per questo ha organizzato dal 1994 al 2019 Seminari di formazione in tutta Italia destinati ai giornalisti intitolati Redattore sociale, con l’obiettivo di aiutarli a trattare le notizie riguardanti la popolazione più vulnerabile al di fuori degli stereotipi della cronaca nera e dell’occasionalità. Nei primi 22 anni hanno partecipato ai seminari oltre 8.000 giornalisti da tutta Italia. Da questa esperienza è scaturita nel 2001 un’agenzia giornalistica online “Redattore Sociale”.
Nel 2005 da un’idea di Giangarlo Santalmassi la Comunità di Capodarco ha promosso fino al 2020 il Premio internazionale L’anello debole, assegnato ai migliori video e audio cortometraggi, giornalistici e di fiction, su tematiche a forte contenuto sociale e sulla sostenibilità ambientale. Dal 2010 il Premio si è svolto all’interno del Capodarco l’Altro festival.
All’interno della Comunità di Capodarco di Fermo si può trovare inoltre una Biblioteca Sociale composta da oltre 9.000 pubblicazioni (libri, ricerche, rapporti, guide, manuali ecc.) catalogate in diverse aree tematiche (minori, disabilità, salute mentale, scuola, famiglia, salute, educazione, ecc. ecc…). Nella Biblioteca sono contenuti anche i documenti e le pubblicazioni realizzate nel corso degli anni dalla Comunità di Capodarco, un archivio di testi che ne raccontano le tappe, la storia, i valori e le battaglie, molte delle quali hanno fatto da apripista a veri e propri cambiamenti socio-culturali.
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